Valerio Onida si è occupato in diverse vesti – ma sarebbe meglio dire in diverse forgie di un unico abito, quello del giurista – della questione penitenziaria: come studioso di diritto costituzionale, sin dal lavoro sulla libertà religiosa dei detenuti del 1968, come giudice costituzionale, specialmente in qualità di redattore di importanti decisioni, come avvocato, soprattutto nell’ambito della sua attività di volontariato quale componente dello Sportello giuridico del carcere di Milano - Bollate. In questo breve scritto proverò ad enucleare alcuni dei più significativi passaggi del pensiero dell’onorato, tratti da lavori scientifici, decisioni della Corte costituzionale e atti difensivi, cercando di cogliere quello che mi sembra essere il filo comune che li lega.